La dinamica della natura descritta dalla fisica contemporanea, di cui abbiamo parlato nell’articolo precedente, comprende allo stesso tempo le dimensioni della forzae dell’oscillazione.
Nel senso che ci sono sempre elementi di forza(moto dall’esterno, disconnessione) e elementi di risonanza(moto dall’interno, connessione).
Questa descrizione sembra rispecchiare in modo particolarmente calzante la complessità della nostra esperienza di chitarristi.
Come strumentisti,infatti, operiamo nella dimensione della forza e le nostre azioni sono soggette al principio della causalità ma, allo stesso tempo, come musicisti abbiamo normalmente a che fare con il fenomeno più misterioso della risonanza.
I suoni prodotti dallo strumento ad esempio arrivano sempre dopo l’azione meccanica delle nostre dita necessaria a produrli (a meno che tu non sia veloce sulla chitarra come quel tipo che girandosi di scatto riusciva a mordersi l’orecchio!J).
La capacità di sincronizzarci con una pulsazione ritmica, di scegliere i suoni consonanti con una determinata armonia, gli aspetti legati alla comunicazione con gli altri musicisti o con il pubblico durante una performance e le misteriose dinamiche dell’ispirazione, sembrano invece far riferimento a fenomeni di risonanza.
Penso quindi che per raggiungere il massimo del tuo potenziale artistico come musicista devi lavorare per ottenere un’efficace sinergia tra queste due dimensioni dell’esistenza: quella meccanica e quella della risonanza.
Lo studio della tecnica sullo strumento serve a creare le premesse, sul piano della meccanica, di una possibile sinergia con il mondo della fase e ha lo scopo di costituire il repertorio di movimentinecessario ad esprimere tutta la complessità oscillatoria della musica.
E d’altra parte lo sviluppo di una sensibilità verso i fenomeni oscillatori del mondo della fase e la capacità di entrare in risonanza con essi forniscono all’azione meccanica il “materiale” necessario alla realizzazione dell’azione artistica.
Tra poco di indicherò quella che personalmente ritengo essere la via per creare questa sinergia ma prima voglio farti riflettere su un fatto importante, che rappresenta il principale ostacolo da superare.
Ricordi cosa diceva il fisico Emilio Del Giudice?
“…Poiché la dinamica della natura comprende allo stesso tempo le dimensioni della forza e dell’oscillazione…
“…Alcuni oggetti possono oscillare in fase e anche esercitare delle forze tra di loro e l’applicazione di una forza può rompere l’oscillazione in fase”.
“…Ecco un esempio che descrive chiaramente questa situazione: due ballerini danzano e poi, mentre danzano, litigano e uno dei due schiaffeggia l’altro – cioè applica una forza – e la danza finisce”.
Il fenomeno della risonanza quindi è “delicato” ed esiste sempre la possibilità che possa essere interrotto dall’applicazione di una forza.
Voglio aggiungere due esempi più pertinenti alla nostra situazione di chitarristi, il primo riguarda il mondo manifesto della meccanica e il secondo quello più evanescente della fase.
Esempio 1)
Hai messo in vibrazione una corda della chitarra colpendola col plettro o con un dito (fenomeno oscillatorio) e interrompi la vibrazione stoppando la corda con la mano destra (azione di una forza).
Esempio 2)
Stai improvvisando su un brano ad orecchio e tutto funziona a meraviglia, sei in perfetta risonanza con l’armonia e con il ritmo del brano, (fenomeno oscillatorio), quando con l’avvicinarsi del bridge che prevede una particolare modulazione, si affaccia un pensiero nella tua mente: “cosa suonerò quando arriverò lì?” Improvvisamente la magia si interrompe: quel pensiero ti ha distratto e ti ha letteralmente catapultato “fuori dalla musica”. (applicazione di una forza).
Come vedi la forza che agisce interrompendo l’oscillazione può essere di varia natura: potrebbe essere un’azione meccanica vera e propria, come avviene nell’esempio 1, ma può essere anche rappresentata dall’insorgere di un pensiero o di un’emozione che crea un’interferenza nel processo di risonanza interrompendo il fenomeno oscillatorio.
Aggiungo poi che l’azione di una forza potrebbe inibire un fenomeno di risonanza primaancora che questo possa incominciare. Per rifarmi all’esempio di Emilio del Giudice, il ballerino si piglia lo schiaffo prima di iniziare a ballare e la danza non inizia nemmeno.
Un’altra cosa fondamentale perché due oggetti possano entrare in risonanza fra loro è che il mezzo che li mette in comunicazione sia anch’esso libero di oscillare.
Per comprendere a fondo questo principio guarda il video qui sotto, che riprende un esperimento incredibile della sincronizzazione (fase) di metronomi.
In questo caso è evidente che è proprio la libertà di oscillare del piano su cui sono poggiati i metronomi a trasmettere le vibrazioni e a creare la risonanza tra i singoli metronomi che dopo breve tempo entrano perfettamente in fase.
La dinamica della natura descritta dalla fisica contemporanea, di cui abbiamo parlato nell’articolo precedente, comprende allo stesso tempo le dimensioni della forzae dell’oscillazione.
Nel senso che ci sono sempre elementi di forza(moto dall’esterno, disconnessione) e elementi di risonanza(moto dall’interno, connessione).
Questa descrizione sembra rispecchiare in modo particolarmente calzante la complessità della nostra esperienza di chitarristi.
Come strumentisti,infatti, operiamo nella dimensione della forza e le nostre azioni sono soggette al principio della causalità ma, allo stesso tempo, come musicisti abbiamo normalmente a che fare con il fenomeno più misterioso della risonanza.
I suoni prodotti dallo strumento ad esempio arrivano sempre dopo l’azione meccanica delle nostre dita necessaria a produrli (a meno che tu non sia veloce sulla chitarra come quel tipo che girandosi di scatto riusciva a mordersi l’orecchio!J).
La capacità di sincronizzarci con una pulsazione ritmica, di scegliere i suoni consonanti con una determinata armonia, gli aspetti legati alla comunicazione con gli altri musicisti o con il pubblico durante una performance e le misteriose dinamiche dell’ispirazione, sembrano invece far riferimento a fenomeni di risonanza.
Penso quindi che per raggiungere il massimo del tuo potenziale artistico come musicista devi lavorare per ottenere un’efficace sinergia tra queste due dimensioni dell’esistenza: quella meccanica e quella della risonanza.
Lo studio della tecnica sullo strumento serve a creare le premesse, sul piano della meccanica, di una possibile sinergia con il mondo della fase e ha lo scopo di costituire il repertorio di movimentinecessario ad esprimere tutta la complessità oscillatoria della musica.
E d’altra parte lo sviluppo di una sensibilità verso i fenomeni oscillatori del mondo della fase e la capacità di entrare in risonanza con essi forniscono all’azione meccanica il “materiale” necessario alla realizzazione dell’azione artistica.
Prima di indicarti quella che personalmente ritengo essere la via per creare questa sinergia voglio farti riflettere su un fatto importante, che rappresenta il principale ostacolo da superare.
Ricordi cosa diceva il fisico Emilio Del Giudice?
“…Poiché la dinamica della natura comprende allo stesso tempo le dimensioni della forza e dell’oscillazione…
“…Alcuni oggetti possono oscillare in fase e anche esercitare delle forze tra di loro e l’applicazione di una forza può rompere l’oscillazione in fase”.
“…Ecco un esempio che descrive chiaramente questa situazione: due ballerini danzano e poi, mentre danzano, litigano e uno dei due schiaffeggia l’altro – cioè applica una forza – e la danza finisce”.
Il fenomeno della risonanza quindi è “delicato” ed esiste sempre la possibilità che possa essere interrotto dall’applicazione di una forza.
Voglio aggiungere due esempi più pertinenti alla nostra situazione di chitarristi, il primo riguarda il mondo manifesto della meccanica e il secondo quello più evanescente della fase.
Esempio 1)
Hai messo in vibrazione una corda della chitarra colpendola col plettro o con un dito (fenomeno oscillatorio) e interrompi la vibrazione stoppando la corda con la mano destra (azione di una forza).
Esempio 2)
Stai improvvisando su un brano ad orecchio e tutto funziona a meraviglia, sei in perfetta risonanza con l’armonia e con il ritmo del brano, (fenomeno oscillatorio), quando con l’avvicinarsi del bridge che prevede una particolare modulazione, si affaccia un pensiero nella tua mente: “cosa suonerò quando arriverò lì?” Improvvisamente la magia si interrompe: quel pensiero ti ha distratto e ti ha letteralmente catapultato “fuori dalla musica”. (applicazione di una forza).
Come vedi la forza che agisce interrompendo l’oscillazione può essere di varia natura: potrebbe essere un’azione meccanica vera e propria, come avviene nell’esempio 1, ma può essere anche rappresentata dall’insorgere di un pensiero o di un’emozione che crea un’interferenza nel processo di risonanza interrompendo il fenomeno oscillatorio.
Aggiungo poi che l’azione di una forza potrebbe inibire un fenomeno di risonanza primaancora che questo possa incominciare. Per rifarmi all’esempio di Emilio del Giudice, il ballerino si piglia lo schiaffo prima di iniziare a ballare e la danza non inizia nemmeno.
Un’altra cosa fondamentale perché due oggetti possano entrare in risonanza fra loro è che il mezzo che li mette in comunicazione sia anch’esso libero di oscillare.
Per comprendere a fondo questo principio guarda il video qui sotto, che riprende un esperimento incredibile della sincronizzazione (fase) di metronomi.
In questo caso è evidente che è proprio la libertà di oscillare del piano su cui sono poggiati i metronomi a trasmettere le vibrazioni e a creare la risonanza tra i singoli metronomi che dopo breve tempo entrano perfettamente in fase.
Ricapitolando, possiamo dire quindi che esistono due condizioni necessarie perché possa realizzarsi un fenomeno di risonanza:
Il primoè che non venga applicata una forza ad interrompere il fenomeno oscillatorio di una delle due entità vibranti.
Il secondo è che il mezzo che separa i due oggetti che devono entrare in risonanza sia anch’esso libero di oscillare.
Se vuoi creare un’efficace sinergia tra la dimensione meccanica e quella della risonanza mentre suoni, vale a dire se vuoi che le tue abilità tecniche siano al servizio della tua sensibilità ritmica e armonica, della tua capacità di “vibrare” insieme ai musicisti con cui stai suonando, ecc. il tuo compito principale sarà quello di garantireche le due condizioni descritte qui sopra siano rispettate.
In pratica devi garantire che in qualsiasi livello del tuo essere, fisico, emotivo, mentale non ci sia qualche blocco che impedisca il fenomeno di risonanza.
Ti ho parlato di una strada che porta a questa sinergia e inoltre nell’ultimo articolo ci siamo salutati con una serie di domande, ricordi?
Esiste una portaper accedere al mondo della fase?
Esiste una chiave?
Comincio a darti la prima risposta.
Se esiste una strada, si chiama CONSAPEVOLEZZA.
Poiché la dinamica della natura comprende sia la dimensione della forza sia quella dell’oscillazione (fase) devi sviluppare la consapevolezza in entrambe le dimensioni.
La consapevolezzadel tuo corpo è ciò che ti permette di individuare un blocco a livello fisico e di intervenire per rimuoverlo.
La consapevolezzadella tua attività mentale ed emotiva ti permette di liberare la profondità del tuo essere dall’azione meccanica del pensiero e delle emozioni e di entrare finalmente in risonanza con la fonte stessa della musica.
Ti accorgerai di come questa strada, se vorrai percorrerla, ti condurrà davanti a una porta.
Soltanto aprendo quella porta le due dimensioni potranno comunicare fra loro.
Ma andiamo per gradi…
Su questo blog ho parlato spesso di consapevolezza corporea. Ecco qualche articolo sull’argomento.
Ora voglio parlarti di una cosa di cui forse nessuno ti ha mai parlato:
GLI OTTO TIPI DI MOVIMENTO DELL’ESECUZIONE MUSICALE.
Come sei bene esiste una didattica molto approfondita che riguarda i gesti esecutivi del chitarrista funzionali alla produzione del suono: la tecnica della mano destra, della mano sinistra, la pennata alternata, lo sweep picking,, gli arpeggi, legati eccetera eccetera.
Non esiste invece una didattica che si occupa dei movimenti spontanei del corpo durante l’esecuzione, quasi come se il corpo del musicista non fosse coinvolto nell’esecuzione a parte quello che riguarda le sue mani.
Riguardo a questi movimenti esistono sostanzialmente duediversi punti di vista:
Il primo sostiene che per migliorare un’esecuzione musicale, tutti i movimenti spontanei del corpo non funzionali alla produzione del suono debbano essere minimizzati, vale a dire inibiti.
Il secondo, invece, predilige un approccio più naturale e organico, sostenendo la necessità di lasciareil corpo libero di esprimersi.
Esistono eccellenti musicisti che rappresentano entrambi gli approcci, basta pensare al contrasto fra le gestualità di Bill Evans e quella di Keith Jarrett, fra i pianisti, o a quella di Jim Hall e di Tommy Emmanuel, fra i chitarristi, solo per fare qualche esempio.
Lascio a te riflettere sull’impatto di questi diversi approcci esecutivi nella musica di questi grandissimi artisti, preferisco invece darti alcune indicazioni pratiche per esercitare la tua consapevolezzanel caso tu abbia deciso di trovarti, prima o poi, davanti a quella “porta”.
Ecco dunque:
Esistono otto tipi di movimento di cui è importante prendere consapevolezza durante un’esecuzione musicale.
Quando ne avrai preso coscienza potrai decidere tu stesso se preferisci inibirli o dare loro libero sfogo armonizzandoli fra loro.
Movimenti esecutivo mani: si tratta dei gesti delle mani funzionali alla produzione del suono. (li conosci già e non serve descriverli)
Movimenti esecutivo corpo: puoi pensarli come l’espansione del movimento esecutivo delle mani al resto del corpo.
Ogni gesto esecutivo delle mani è attivato da una catena muscolare che coinvolge diversi muscoli e tendini oltre alla parte del corpo che produce direttamente il suono entrando in contatto con lo strumento.
Domandati dunque:
Da dove prende origine il movimento?
Quali muscoli sono coinvolti?
Riesci a sentirli?
Percepisci la loro azione?
Sono liberi di muoversi o qualcosa blocca il loro movimento?
Movimento ritmico di espressione della pulsazione ritmica (beat): sono quei movimenti più o meno spontanei che hanno anche lo scopo di fornire un riferimento ritmico: battere il piede è quello più consueto, ma l’oscillazione delle spalle o la torsione del collo hanno la stessa funzione.
Domandati dunque:
Con quali movimenti esprimi la pulsazione ritmica?
Quali parti del tuo corpo sono coinvolte?
Fin dove si propaga nel tuo corpo l’oscillazione provocata dall’impulso ritmico? Esiste un modo più funzionale di esprimere questi movimenti?
Ad esempio, secondo te la pulsazione ritmica si propaga meglio nel corpo battendo il piede facendo perno sul tallone o sulla punta? Prova!
Movimento poliritmico: si tratta della combinazione di due o più movimenti ritmici di espressione della pulsazione ritmica che possono essere affidati a parti diverse del corpo.
Movimento del fraseggio: si tratta di movimenti che esprimono le frasi musicali, con i loro punti di partenza e di risoluzione ritmica, spesso in contrasto dialettico con il metro e con il beat.
Movimenti legati all’agogica: cioè alla qualità dell’espressione musicale che informa il gesto esecutivo vero e proprio. I termini elencati qui sotto descrivono nel dettaglio molte delle possibili qualità.
Prendi un brano o una singola frase e prova ad “informare” i tuoi gesti esecutivi di queste qualità agogiche:
accarezzevole, espressivo
affannato, affannoso, angoscioso, angosciato
agile, leggiadro, leggero
agitato
arioso, come un’aria, come una melodia, al modo di aria, melodioso
armonioso
barbaro
bellicoso, aggressivo
brillante
bruscamente
cantabile, cantando, cantato, come una canzone
capriccioso
colossale, tremendo, immenso
comodo, tempo comodo, moderato
con abbandono, abbandonatamente, rilassato
con affetto, con tenerezza, con emozione, affettuoso, affettuosamente
con allegrezza, con gioia, allegro, vivo, vivace
con amore, con amor, amoroso, amabile
con anima, animato, vivo, vivace
con bravura
con brio, con spirito, con vigore, brioso, vigoroso
con calore, con tepore
con dolcezza, dolce, dolcissimo
con dolore, con duolo, con tristezza, dolente, doloroso
con enfasi, enfatico, marcato (marc.), marcatissimo, accentato, accentuato
con espressione, con molta espressione, con gran espressione, con grande espressione, espressivo (espr.)
con estro
con forza, gustoso, con enfasi allegra
con fuoco, con fierezza, fuocoso, focoso, fiero, acceso
con furia, furioso
con gioia, gioioso, gaudioso, gaio
con grazia, grazioso
con larghezza
con spirito, spiritoso
con moto, mosso, muovendo, veloce
con passione, con somma passione, passionato, appassionato
con slancio, con entusiasmo
con spirito, con sentimento
con tenerezza, teneramente
con zelo, zeloso, zelosamente
deciso
delicato, delicatamente
drammatico
energico, forte
espansivo, effusivo
eroico
feroce
festivamente, celebrativo
fieramente, marziale, marciato, a stile di marcia, marcia, alla marcia, solenne, fiero, tempo di marcia, al modo di marcia
flebile
freddo, inespressivo
fugato
funebre, funerario
gentile
giocoso, gaio
grandioso
imperioso, impetuoso
improvvisato, come se improvvisato
irato, arrabbiato
lacrimoso, triste
lamentoso
leggero o leggiero, leggierissimo, leggermente, estinto, senza vita
libero, liberamente(che indicano proprio l’assenza di particolari indicazioni agogiche)
lugubre
maestoso
magico
magnifico
malinconico, melanconico
mesto, triste
misterioso
mobile, flessibile, cambiabile
moderato
morendo
narrante
nobilmente, nobile, con stile nobile
ostinato, persistente
parlante, parlando
pastorale, pacifico, semplice
patetico
pensieroso, meditabondo
pesante
piangevole
piacevole
pietoso
poetico, discorso poetico
polacca, tempo di polacca
pomposo, cerimonioso
precipitato
rapido
repente
risoluto
ruvido
saltando, sautillé, arpeggiando
scatenato
scherzando, scherzoso, ridicolosamente
secco
semplice
serioso, serio
soave
sognando
solenne, celebrativo
sonoro
sospirato
sostenuto
spianato
spiccato, separato, distinto
spinto
spiritoso
strepitoso, rumoroso, con forza
tempo di valse
tosto, rapido
tranquillo, tranquillamente, calmo, pacifico
trionfante
veloce, velocissimo
vittorioso
virtuoso
vivace
vivo, vivamente
volante
Movimento di ricezione del suono: sono i movimenti che emergono spontaneamente come reazione all’ascolto. Hanno a che fare con le emozioni che la musica ci trasmette e che solitamente emergono dall’espressione del volto e con lo stimolo al movimento che si esprime normalmente quando danziamo.
Anche se stai suonando, sei sempre un ascoltatore: prova a lasciare il tuo corpo libero di danzare alla musica che stai eseguendo.
Movimento della voce: anche l’apparato vocale, se lasciato libero di esprimersi si muove, cambiando conformazione per sottolineare la musica, con suoni spontanei più o meno gradevoli.
Pensa ad esempio al già citato Keith Jarrett, i suoi “squittii e mugolii” sono parte integrante della sua musica.
Perché secondo te sceglie di lasciare andare questi suoni nonostante non siano propriamente belli?
Lasciare libera la voce permetterà di armonizzare in modo naturale la respirazione con i tuoi gesti esecutivi.
Ora ti lascio, se lo riterrai opportuno, ai tuoi esercizi di consapevolezza, e lascio a te scoprire come armonizzare fra loro tutti questi movimenti in modo che possano “informare” il gesto esecutivo della loro specifica vibrazione originaria.
Prima di salutarti però voglio ringraziarti per la pazienza che hai avuto a seguirmi fino a qui. Sono consapevole che gli argomenti di questi ultimi articoli sono agli estremi confini della didattica, ma andare oltre è una condizione necessaria se vuoi avanzare oltre i tuoi stessi limiti attuali di musicista e oggi la scienza fornisce stimoli alla riflessione che sarebbe da sordi non ascoltare.
Per premiare il tuo sforzo, portare un momento di leggerezza e allo stesso tempo per metterti in guardia dai possibili rischi di interferenze nel mondo della fase, verso cui ti stai dirigendo, ti consiglio di guardare questo video.
Guarda cosa è successo al grande chitarrista giapponese Takeo Ischi durante un assolo sul celebre brano “The Chicken” di Jaco Pastorius.
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