«Pasquale Grasso è forse il miglior chitarrista che io abbia sentito in tutta la mia vita». Fossero parole scritte da un pubblicitario per lanciare un disco lascerebbero indifferenti. Invece, è quanto ha detto alla rivista Vintage Guitar uno che nel mondo dei chitarristi ha credito da vendere: Pat Metheny. Non solo, Metheny ha anche argomentato il suo giudizio: «Quello che c’è di interessante in Pasquale è che non suona come nessun altro. In un certo senso, ha un occhio al passato, perché il suo modello di riferimento, che è un modello incredibile, è Bud Powell. In qualche modo ha catturato l’essenza di quel linguaggio, e lo ha trasferito dal pianoforte alla chitarra in un modo che quasi nessuno ha mai fatto. Pasquale è la novità più significativa che ho ascoltato da molti, molti anni».
Chet Baker al posto della Tv
Da dove salta fuori questo chitarrista italiano, ma ancora non abbastanza conosciuto in Italia, che ha così colpito un gigante come Pat Metheny?
Pasquale è nato trent’anni fa a Ariano Irpino, comune di ventimila abitanti in provincia si Avellino. Anna e Rocco, mamma e papà Grasso, non sono musicisti, ma amano la musica e trasmettono presto la passione ai loro figli: «La sera, invece di guardare la Tv, papà metteva su un disco di Chet Baker e lo ascoltavamo insieme», ricorda Pasquale.
Sliding door: l’asma del fratello
La sliding door, il punto di svolta, arriva grazie all’asma di Luigi, fratello maggiore di Pasquale. Un medico suggerisce di fargli studiare il sax per aiutarlo con la respirazione. Non molto tempo dopo, Pasquale chiede una chitarra, anche lui vuole suonare come suo fratello. Il padre, lungimirante, strappa una promessa: “Te la compro se ti impegni a esercitarti”. Ogni giorno i fratelli suonano e si esercitano. La mamma compra un libro di teoria musicale e lo studia insieme ai suoi figli.
Talent e talento
Il talento scorre forte tra i fratelli Grasso (qui suonano insieme), si può dire parafrasando la Forza di Star Wars. Ancora bambini partecipano a Bravo Bravissimo, proto talent show condotto da Mike Bongiorno: Luigi lo vince nel 1997 (qui ospite di una trasmissione tedesca dell’epoca), Pasquale arriva in finale l’anno successivo.
Oggi, Luigi è un sassofonista affermato e molto apprezzato, vive e insegna al conservatorio di Parigi; Pasquale vive a New York, ed è “il miglior chitarrista in circolazione” secondo Pat Metheny.
L’obiettivo è avere un piano
L’istinto di appendere il proprio strumento al chiodo dopo aver ascoltato Pasquale Grasso potrebbe essere il naturale sfogo per ogni chitarrista. Superato il momento di disorientamento, si può provare a cercare punti di riferimento. Nelle performance di Grasso in solo viene subito in mente Joe Pass, e in particolare il suo album Virtuoso, ma l’approccio di Grasso allo strumento, agli arrangiamenti, anche alla tecnica è diverso.
Negli ascolti di dischi in famiglia, Pasquale è colpito da due dischi in particolare: One Night in Birdland, una compilation live del quintetto di Charlie Parker con ospiti Bud Powell e Fats Navarro; e il box set Solo Masterpieces di Art Tatum. «Non potevo crederci – dice il chitarrista commentando Art Tatum – avrei voluto suonare quello tutto il giorno, e non capivo niente di quello che faceva. Sembrava che ci fossero due pianoforti».
Un aiuto classico nella Via della Chitarra Jazz
La stessa sensazione la prova anni dopo, quando sente il chitarrista classico David Russell: «Sono rimasto scioccato dalla sua tecnica, suonava come due chitarristi jazz insieme. Ho detto a mio papà: “Forse dovrei studiare chitarra classica, perché credo che mi può aiutare nel modo in cui voglio suonare il jazz”». E così, nel 2008, dopo aver avuto una solida preparazione in chitarra jazz con Agostino di Giorgio, Grasso Pasquale inizia a studiare classica al Conservatorio di Bologna con il maestro Walter Zanetti. Il risultato è ora a disposizione delle orecchie e degli occhi di tutti: un chitarrista che suona in un modo nuovo, tutto suo, creato per esprimere la sua musica nel modo in cui la sente lui. «La musica è quello che sei come persona, dicono sempre i miei».
La chitarra di Pasquale Grasso
Lo strumento che suona Grasso è una chitarra ideata e costruita per lui dal liutaio francese e suo amico di vecchia data Bryant Trenier.
«Ho lavorato con Pasquale per anni nella progettazione delle chitarre, cercando sempre nuovi suoni e ottima suonabilità», racconta il liutaio sul suo sito. «Per la sua nuova chitarra ho messo l’attaccatura del manico al 15° tasto, per rendere più semplice suonare le note alte. Il tasto zero dà una maggiore precisione tonale. Pasquale non usa il battipenna, così ho dovuto trovare un posto per sistemare i controlli di volume e tono senza bucare la tavola armonica. La cordiera è stata una buona scelta. Infine, Pasquale ha voluto un pick up single coil, stile CC (Charlie Christian) con un tono molto regolare, adatto sia per gli accordi che per le note singole: ho passato la sfida a Pete Biltoft, che ha costruito un ottimo pickup per finire lo strumento».
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«Tutti i musicisti che amo sono d’ispirazione per me, perprendere nuove idee e formare il mio stile, perché sta ancora crescendo. E crescerà fino al giorno in cui morirò». Pasquale Grasso
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È sicuramente di una bravura eccezionale.. se è il migliore personalmente non saprei… certo che detto da Matheny è un bel bagaglio da portarsi a presso… ha una mano sinistra impressionante, quello lo posso dire, una mano così gommosa non l’ho mai vista a nessuno… sembra proprio gomma tanto è morbida e fluida nel movimento … aperture del genere, prese con tanta facilità, mi ricordano Holdsworth… non è il mio genere il jazz ma chitarristicamente è veramente notevole…
Certo un ottimo chitarrista,
ma da qui ad essere il piu’ bravo al mondo direi che c’è n’è, non scherziamo!!
Pat Metheny non puo’ certo arrivare a tale primato, e pur di non lasciarlo
a qualche suo collega preferisce indicare un semi sconosciuto (..che per altro conoscevo già).
Mi vengono in mente giusto due nomi senza sforzarmi piu’ di tanto, e volendo rimanere
in uno stile simile: Bireli LAGRENE e Julian LAGE.
D’accordo, il Maestro Metheny è – fortunatamente per tutti noi – inarrivabile.
Nondimeno il Maestro Grasso percepisce un turbinio di complesse vibrazioni dal vuoto e le riporta, con magia leggera, alle mie orecchie modestissime seguendo una melodia “nota”.
Tuttavia, trovo profondamente ingiusto suonare con un Alien al posto della mano sinistra!!
In altre parole, non capisco quanto valga la sua sola bravura umana… 🙂
Io ho avuto la fortuna di studiare con Pasquale. Pat Metheny ha ragione!
Ciao Martino, interessante! Ti è stato utile studiare con lui? In che cosa in particolare?
Ciao Manuel, abbiamo studiato polifonia, tecnica di economy picking e altro (v. Barry Harris).
A presto
Io trovo che Grasso abbia una gran mano destra…A primo acchito mi pare utilizzi un plettro jazz piccolo e devo dire che se la mano sinistra è fluida, anche quella destra non scherza…lascia pochissimo “lasco” tra un picking e l’altro è ciò lo fa essere così veloce e preciso …complimenti a Grasso e a chi ha contribuito a farmelo conoscere.
Grasso è semplicemente impressionante. Sto ascoltando le sue Solo Ballads e non c’è altro da constatare se no che rimane sconcertati dalla sua tecnica e dalle soluzioni melodiche, più che armoniche. E questo non é affatto comune.