Chi conosce Ted Greene lo considera un genio della chitarra; gli altri, semplicemente, non lo conoscono. Non ci sono vie di mezzo. Ma è possibile che uno dei musicisti più dotati di questo strumento sia misconosciuto ai più? Anche a chi è appassionato della chitarra?

Purtroppo sì, per una ragione semplicissma: a Greene proprio non interessava essere adorato come un fenomeno. A lui interessava solo la musica: «Preferisco suonare in una casa di risposo per anziane signore con i capelli bianchi, che in un club. Almeno le signore ascolterebbero e si godrebbero la musica, invece che fissare tutto il tempo le mie mani», è una delle sue più celebri dichiarazioni.

Troppo bravo, ci deve essere il trucco

La storia di Ted Greene è semplice e lineare. Nasce a Los Angeles, in California, il 26 settembre 1946. Muore per un attacco di cuore il 23 luglio 2005. I 58 anni in mezzo li ha passati dedicandosi alla musica, con passione, concentrazione e determinazione sorprendenti.

«Se un libro di musica proponeva un esercizio da fare in una tonalità, per esempio gli arpeggi delle triadi maggiori, Ted faceva l’esercizio in tutte le tonalità, maggiori e minori, fino a quando non aveva memorizzato perfettamente tutto il materiale», scrive Barbara Franklin, che è stata compagna di Greene dal 1992 al 2005, nella sua briografia, My life with the Chord Chemist.

Una capacità di concentrazione così fuori dal comune e un approccio tanto sistematico che ad alcuni appare al limite dell’ossessione, al punto che c’è chi sospetta che Greene potesse soffrire della sindrome di Asperger, un disturbo della famiglia dell’autismo che comporta una difficoltà nelle interazioni sociali, e schemi di comportamento ripetitivi e stereotipati.

Ha poco o nessun senso capire ora se davvero l’eccezionalità di Greene fosse legata a una sindrome, l’unico vantaggio sarebbe quello di trovare un alibi per chi non è mai arrivato ai suoi livelli, come se tanta capacità debba nascondere un “trucco”! Molto più utile fare tesoro dei suoi studi e dei suoi insegnamenti.

Due anni in coda per studiare con lui

Ted riceve la sua prima chitarra nel 1957, a undici anni. «Era uno strumento orribile, impossibile da suonare, ho rischiato di abbandonare tutto», ha detto Greene. Mancino per natura, con un QI altissimo, Ted sceglie di suonare da destro.

Tre anni dopo, ha uno strumento come si deve (una Gretch 6120, la chitarra di Chet Atkins, per intenderci) e un gruppo con cui suonare: «Non eravamo preparati per esibirci, ma non importava: potevamo fare abbastanza rumore per far ballare la gente».

La svolta arriva nel 1965, a 19 anni anni, dopo il diploma, la chitarra diventa il centro della vita di Greene. «Ted ha imparatao a riconoscere istantaneamente ogni intervallo, per identificare ogni accordo in ogni scala, conoscere l’utilizzo possibile di ogni accordo, i suoi rivolti e controllare i voice leading… tutto», ricorda Barbara Franklin nel suo libro. Viene assunto come insegnante in una scuola di musica in un negozio di strumenti musicali.

«Non avevo mai pensato di diventare un insegnante di chitarra, ma mi è piaciuto subito», racconta Greene. Ha trovato la sua strada. Si sparge la voce, e in breve si crea una lista di attesa di due anni per poter studiare con lui. Insomma, da subito, appena appare in pubblico, chi conosce Ted Greene lo considera un genio della chitarra.

Grazie Dale!

Dale Zdenek, il proprietario del negozio in cui insegnava Greene, ha raccolto nel corso degli anni gli appunti delle lezioni, e nel 1971 ha proposto al chitarrista di trasformare il materiale in un libro.

Ted anziché limitarsi a riordinare gli appunti, ha scritto un metodo tutto nuovo: Chord Chemistry, un libro fondamentale per chi voglia approfondire la conoscenza degli accordi. Grazie Dale!

Al primo libro sono poi seguiti altri testi altrettanto famosi: Modern Chord Progression e Jazz Guitar Single Note Soloing, Volume 1 and Volume 2. In tutto quattro libri. Avrebbe potuto scriverne di più, e tutti sarebbero stati un successo, ma Greene non era uomo da scrivere senza avere da aggiungere. In quei libri c’è quello che aveva da insegnare, non serviva altra carta.

Quattro libri, un solo disco

Se nella produzione di testi è stato parco, Ted Greene è stato anche più avaro nei dischi: Solo Guitar è il suo unico album, e convincerlo a entrare in sala di registrazione non è stato facile.

Nel 1976, Greene ha iniziato a esibirsi ogni domenica sera in un locale di Los Angeles, lo Smoke House. Solo lui e la sua Telecaster, la chitarra diventata nel frattempo la sua compagna preferita: «Ha una versatilità impareggiabile», ha detto il maestro.

Ogni domenica sera, l’amico e allievo Leon White lo ha aspettato al parcheggio fuori dal locale a fine concerto e gli ha ripetuto la stessa cosa: “Dovresti registrare quello che fai qui. Non devi prepararti, vieni in sala di registrazione, ti siedi e suoni quello che vuoi”. Alla fine, dopo aver insistito per quasi due anni, Greene si è convinto, e in dieci ore di registrazione divise su due giorni ha inciso il suo unico album solista, lasciando le otto tracce che lo compongono e chilometri di nastri con incise tracce alternative eseguite dall’inizio alla fine, e poi scartate. Materiale su cui sarebbe bello poter mettere le orecchie…

L’eredità raccolta in un sito

Lasciata la sala di incisione, smesso di scrivere libri e interrotto anche le esibizioni dal vivo, Ted ha passato il resto della sua vita a insegnare, lasciando un’eredita enorme, raccolta in un sito in continua evoluzione dove si possono trovare trascrizioni, registrazioni amatoriali di lezioni e seminari, foto, video… tedgreene.com .

A frugare si trovano veri gioielli. Per esempio una jam con Emily Remler, registrata negli Anni Ottanta, forse a casa di Ted. si sentono scherzare, ridere, chiacchierare, e poi… suonare come loro solo, e solo per il gusto di fare musica. La trovate qui: Emily e Ted.

Val la pena perdersi in quel sito, perché chi conosce Ted Greene lo considera un genio della chitarra; gli altri, semplicemente, non lo conoscono. Ed è bello passare dal secondo gruppo al primo.

 

L’esperienza di un allievo famoso

Adam Levy, chitarrista americano che ha collaborato con Norah Jones, Ani di Franco, Tracy Chapman…, racconta delle sue lezioni con Ted Greene  in un articolo pubblicato in rete (lo trovate qui), che riassumiamo.
«Aveva la capacità di capire velocemente i punti di forza e le debolezze di ogni studente, attingere dalla musica che piace, e trovare una via per raggiungere gli obiettivi. Ammesso che avessi voglia di lavorare sodo». Levy riassume tre insegnamenti che lui ha ricevuto da Greene, sottolineando come sia sicuro che altri studenti abbiamo ricevuto altri consigli, più adatti alla loro musica e alla loro attitudine.

Prima la musica, poi le regole

1- «In una delle prime lezioni», dice Levy, «Ted ha notato che non consideravo abbastanza le note al canto (voice leading) degli accordi. Mi ha suggerito di lavorarci, lasciandomi degli esercizi specifici». La volta successiva,  Adam è pietrificato. Attento a controllare il movimento di ogni nota di ogni accordo, non riece a suonare. Ted lo ha aiutato con gentilezza a uscire da quella situazione: «Le regole del contrappunto possono essere molto utili, ma non devono mai sostituire la creatività musicale o l’intuizione».

La buona musica è buona musica

2- Appassionato e studioso di jazz, Levy ha un impiego in un gruppo che suona musica pop e soul. «Mi sentivo un po’ stupido ad andare dallo Yoda della chitarra jazz, come era considerato Ted, e chiedergli come suonare canzoni da quattro accordi…». Ma Greene amava la musica soul. «Potevo arrangiare Stella by Starlight a cinque voci in un altro momento, se avessi voluto, ma non c’era ragione di passare tutto il mio tempo su musica che ritenevo più seria… La buona musica è buona musica, e il lavoro è lavoro».

Poche note, note libere

3- Quando si lavora su un arrangiamento per chitarra solo, è sempre bene tenere in mente la semplicità di esecuzione. Meglio scrivere arrangiamenti che siano “aperti”, che lascino la possibilità di suonare più liberamente, e anche di improvvisare.

 

Qui un video registrato durante una masterclass nel 1993. Su richiesta di uno studende, Ted improvvisa un arrangiamento di Autumn Leaves in stile jazz (chord melody) e con il contrappunto di ispirazione barocca (Bach).