Per accordare il “cocchiere”, quello che dovrai fare come prima cosa è
3) NON GIUDICARE
Devi cioè smettere di esprimere giudizi verso chiunque e verso te stesso.
Anche se tutti giudicano, anche se sei stato abituato a ricevere i giudizi fin da piccolo, dai tuoi genitori, dagli insegnanti, dagli amici, dal tuo compagno/a, questo non significa che il giudizio faccia bene né che giudicare sia una cosa intelligente.
Sicuramente ti sarà capitato di soffrire per il giudizio di qualcuno, che sia quello di un familiare, di un amico o di un insegnante. E avrai sperimentato la spiacevole sensazione di non essere stato compreso, che segue sempre il giudizio.
Puntare il dito contro qualcuno è sempre un gesto di aggressività che ha come possibili risposte una reazione altrettanto o più aggressiva o la sottomissione, due possibilità che certamente non producono armonia. Come spiega bene lo psicologo e musicoterapeuta Mauro Scardovelli in questo video:
Ogni giudizio che esprimerai verso gli altri in qualche modo ti tornerà contro, con una sorta di effetto boomerang, o per effetto della reazione altrui o perché l’abitudine di giudicare si esprimerà con forza anche con giudizi contro te stesso, anche riguardo al tuo modo di suonare e alla tua musica, producendo disarmonia dentro di te e “scordando” il tuo strumento superiore.
Questo non significa che non si debbano esprimere mai valutazioni ma semplicemente che esse devono sempre essere accompagnate dalla comprensione, parola da intendere nel suo significato etimologico dal latino Com-prehendere, che significa prendere insieme, contenere in sé, abbracciare con la mente.
Il giudizio in definitiva è un atto di stupidità, perché per sua natura non sa cogliere e capire l’onda lunga di cause-effetto che genera ogni cosa, compreso l’oggetto del giudizio stesso, e che, collegando ogni cosa, arriva fino a noi.
Chiamami con i miei veri nomi
(Thich Nhat Hanh, monaco zen vietnamita, poeta e costruttore di pace)
Non dite che domani me ne andrò,
perchè oggi stesso continuo ad arrivare.
Guardate bene: io arrivo in ogni istante per essere la gemma su un ramo di primavera,
e l’uccellino con le ali ancora deboli che impara a cinguettare nel suo nido,
e il bruco attorcigliato dentro un fiore,
e la pietra preziosa nascosta nella roccia.
Io arrivo sempre, per ridere e per piangere,
per tremare e per sperare.
Il ritmo del mio cuore è la nascita e la morte di tutto ciò che vive.
Sono l’effimera che muta sulla superficie del fiume,
e anche l’uccello che, tempestivo, la mangerà a primavera.
Sono la rana che nuota spensierata nello stagno,
e quella biscia che arriva silenziosa a divorarla.
Sono il piccolo ugandese pelle e ossa con le gambette stecchite come canne,
e il mercante di armi che all’Uganda vende ordigni di morte.
Sono la profuga di dodici anni su una barca,
che è violentata da un pirata e poi si getta in mare,
e sono quel pirata, e il mio cuore è ancora cieco e senza amore.
Sono un membro del Politburo, ho tutto il potere che voglio,
e sono l’uomo che paga il “debito di sangue” alla sua gente
morendo a poco a poco in un campo di lavoro.
Come la primavera è la mia gioia, tanto calda
da far sbocciare fiori su ogni sentiero della vita.
Come un fiume di lacrime la mia pena, tanto copioso
da riempire i quattro oceani.
Chiamatemi con i miei veri nomi, ve ne prego,
così potrò ascoltare tutto il mio pianto e tutto il riso insieme,
potrò vedere la mia gioia e la mia pena come un’unica cosa.
Chiamatemi con i miei veri nomi, ve ne prego,
così potrò svegliarmi,
e la porta del cuore resterà spalancata:
la porta della compassione.
Stay in tune!
Manuel Consigli Per comprendere pienamente il senso di questo articolo leggi anche:
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