Joe Pass – Le armonie della redenzione
C’è una voce nella chitarra di Joe Pass che sembra venire da un luogo dove le dita parlano e il tempo ascolta. Una voce che non urla mai, ma convince. Che non mostra, ma suggerisce. Una voce che ha attraversato il buio e ne è uscita con la luce nelle mani.
Quando lo si ascolta suonare da solo, con quell’apparente semplicità e la complessità nascosta tra le pieghe, si capisce perché il suo nome – Joseph Anthony Jacobi Passalaqua, in arte Joe Pass – sia diventato sinonimo di “chitarra jazz” nel senso più completo. Joe Pass non ha solo suonato: ha inventato un modo di stare con lo strumento. E quel modo ha fatto scuola.
Una vita prima e dopo la caduta
Nato a New Brunswick, nel New Jersey, nel 1929 da una famiglia italiana, Joe scoprì la chitarra da bambino grazie al padre. Un talento precoce: a 14 anni era già un prodigio, suonava in locali e studiava i grandi del jazz come Charlie Christian e Django Reinhardt.
Ma il suo percorso fu spezzato da una lunga discesa nell’oscurità. Negli anni Cinquanta, Joe scomparve quasi dalle scene, risucchiato da una dipendenza da eroina che lo portò all’emarginazione e alla reclusione.
La rinascita avvenne in un luogo improbabile: il Synanon Center in California, una comunità di recupero. Lì, dopo cinque anni di silenzio, tornò a suonare. E a vivere. Il primo segno tangibile di questa rinascita fu l’album Sounds of Synanon (1962), registrato con altri membri della comunità. Un disco grezzo, ma pieno di energia e desiderio di riscatto.
Il suono del controllo interiore
Ciò che colpisce nel suono di Joe Pass è il senso di equilibrio. Niente è mai fuori posto. Ogni nota ha un peso, una direzione, un ruolo. Pass padroneggiava tutte le dimensioni della chitarra jazz: armonia, melodia, ritmo. Ma, soprattutto, riusciva a farle convivere in una sola voce.
Il suo stile solo-guitar è divenuto leggendario: bassi alternati, accordi interni, linee melodiche indipendenti che scorrono con naturalezza. Il tutto con un suono pulito, privo di effetti, scolpito direttamente dalle dita.
Chitarre, tocco e filosofia
Joe Pass è strettamente associato alla Gibson ES-175, la sua compagna per decenni. Una chitarra che, sotto le sue dita, sembrava cantare e camminare allo stesso tempo. Non faceva uso di amplificazioni elaborate, non cercava colori artificiali. La sua filosofia era quella del massimo risultato con il minimo mezzo.
“Più controllo hai, più espressivo puoi essere”, diceva. Ed è proprio la parola “controllo” – intesa non come rigidità, ma come consapevolezza – a definire il suo approccio.
Incontri e connessioni
Dopo la rinascita, Joe divenne uno dei chitarristi più richiesti della scena jazz. Collaborò con giganti come Ella Fitzgerald (un sodalizio memorabile), Oscar Peterson, Duke Ellington, Herb Ellis, Ray Brown, Count Basie.
Ma è forse nei duetti chitarra-voce con Ella che la sua arte raggiunge il massimo lirismo: accompagnamenti leggeri come seta, assoli precisi, mai invadenti. Joe era un maestro nel “saper stare”: dietro, accanto, mai davanti.
Un didatta che non voleva esserlo
Nonostante la sua reticenza a definirsi un insegnante, Joe Pass lasciò contributi fondamentali anche in ambito didattico. Il suo libro “Joe Pass Guitar Style” e la serie video “Virtuoso” sono ancora oggi studiati in tutto il mondo.
Ma la vera scuola di Joe è nei suoi dischi: ascoltare “Virtuoso” è come sfogliare un trattato vivo di armonia, tempo, respiro.
L’eredità di un uomo che sapeva ascoltare
Joe Pass non fu solo un chitarrista straordinario: fu un interprete della vita. Nella sua musica c’è la misura, la redenzione, la sobrietà. Influenzò generazioni di musicisti, da Pat Metheny a Martin Taylor, da George Benson a Julian Lage.
Non era un rivoluzionario rumoroso. Era un riformatore silenzioso.
🎧 Video consigliati
-
- Joe Pass – “Autumn Leaves” (solo live)
-
- Joe Pass & Ella Fitzgerald – “Gee Baby, Ain’t I Good to You”
-
- Joe Pass – “All the Things You Are” (Solo – Virtuoso Live)
-
- Joe Pass & Oscar Peterson – “There Is No Greater Love”
-
- Joe Pass – “Misty” (Live)
💼 Discografia essenziale
- Virtuoso (1973, Pablo Records) – Un capolavoro assoluto del solo jazz guitar. Imprescindibile.
- For Django (1964, Pacific Jazz) – Omaggio raffinato al maestro Reinhardt, tra swing e lirismo.
- Fitzgerald & Pass… Again (1976, Pablo Records) – Intimità e classe nel secondo album con Ella.
- Portraits of Duke Ellington (1975, Pablo Records) – Joe reinventa Ellington con rispetto e personalità.
- Live at Montreux 1975 (Pablo) – La prova che il live, per lui, era un luogo naturale.
🌐 Risorse online
A cura di Manuel Consigli per La Via della Chitarra Jazz
Scrivi un commento