Mr. Rhythm: il soprannome di Freddie Green è l’essenza del suo intendere la musica. «La chitarra non si deve sentire come strumento in sé, deve essere parte della batteria, suonare in modo che sembri che il batterista stia suonando accordi, un colpo in La del rullante, o uno in Re minore del charleston…», così Green raccontava la sua idea del ruolo della chitarra all’interno di una band.

Niente voce solista, dunque. Anche se era praticamente coetaneo di Charlie Christian, l’uomo che ha “inventato” la chitarra solista, Green è rimasto impermeabile alla trasformazione (parlare di evoluzione è soggettivo) del suo strumento: «Io mi limito a suonare la ritmica, perché quello che fanno gli altri (gli strumenti solisti nelle band) è qualcosa di diverso. Loro rompono il ritmo, e tenere il tempo è quello che serve loro, quindi è quello che faccio».

«Sarebbe meglio riprenderlo con noi»

Nato a Charleston, in Carolina del Sud, il 31 marzo 1911, Freddie Green imparò da bambino a suonare il banjo. A 10 anni, passò alla chitarra, e a 12, quando morirono i suoi genitori, si trasferì a New York, a casa di una zia materna. Il giovane Freddie cresceva, di giorno lavorava come tappezziere, di notte suonava nei locali. Suonava in duo con un pianista stride, Willie Gant: «Inizialmente ero piuttosto preoccupato, non sapevo se questo duo piano e chitarra avrebbe funzionato. Ma avevo bisogno di un lavoro. Dovevo anche essere il batterista, perché non avevamo un batterista», ha ricordato Green. «Eravamo solo noi due. Ripensandoci ora, credo che è lì che ho avuto la mia formazione, il mio ABC».

Un esercizio che poi gli avrebbe fornito l’occasione della vita. Nel 1937 Count Basie stava cercando un chitarrista per la sua Big Band. Su segnalazione di un musicista, andò a sentire Freddie in un locale, rimase folgorato, e gli offrì un lavoro che sarebbe durato per tutta la vita.

«Per trent’anni è stato il mio braccio destro. E se un giorno dovesse lasciare la band, probabilmente me ne andrei con lui», avrebbe detto Basie decenni dopo quell’incontro, senza sapere che Green sarebbe rimato nella band per altri vent’anni ancora, fino alla morte (Count Basie è morto nel 1984, Green tre anni dopo). Sempre al suo posto a tenere il tempo, eccetto per una breve interruzione: «Nel 1950 Count Basie ridusse la band a un piccolo gruppo. All’improvviso tagliò tutti, anche me. Per circa due mesi rimasi fuori del gruppo. I peggiori due mesi che abbia mai vissuto. Poi per qualche ragione dissero: “Sarebbe meglio riprenderlo con noi”».

Il metronomo di Count Basie

«Quando Basie staccava il tempo, qualunque tempo fosse, io lo seguivo, dall’inizio alla fine, senza mai cambiare», raccontava Green. Molti batteristi non vogliono accompagnare, vogliono fare show, vogliono suonare forte. È un vero peccato: il batterista dovrebbe dimenticarsi del pubblico. L’importante è tenere il tempo nella band, si possono anche inserire dei fill-in, ma poi devi tornare al beat». Un’idea di Green che è praticamente il manifesto anche per la sua chitarra, sono rarissimi i soli di Freddie.

Una chitarra insuonabile da chiunque altro

Green non ha avuto allievi e non ha scritto un metodo di chitarra, quindi per capire la sua tecnica bisogna arrangiarsi con i video e le registrazioni. Si nota che suonava usando accordi con diteggiature standard, ma premeva selettivamente solo alcune dita, stoppando le corde con le altre, in modo che a ogni plettrata potesse scegliere quali note degli accordi far suonare, e quali invece no. Per facilitarsi il compito, teneva altissima l’action della sua chitarra, si dice che potesse passare un dito tra le corde e la tastiera. Con questo set up, aumentava anche la pressione delle corde sul ponte e dunque il volume dello strumento, dettaglio fondamentale per farsi sentire, dato che Green ha sempre preferito avere microfoni esterni, e non pick up sullo strumento. La sua era una chitarra praticamente insuonabile da chiunque altro, ma nelle sue mani diventava una macchina da accompagnamento, il battito della band, il beat di Mr. Rhythm.

 

Per approfondire, un sito dedicato a Freddie Green:

http://www.freddiegreen.org/

 

Da ascoltare

Dal minuto 4.30, uno dei rarissimi soli di Green.

 

Lil’ Darlin’ (dal minuto 3 si sente molto bene il lavoro di Green nella band)

 

Probabilmente l’album più famoso di Green: anche se a nome suo, non rinnega il suo soprannome e il suo ruolo da accompagnatore