Ti sarà sicuramente capitato qualche volta di avere la sensazione di suonare al massimodelle tue possibilità. Le tue dita scorrono veloci sulla tastiera e il tuo fraseggio è libero, pieno di espressione e senso ritmico. Quasi per magia, tutto sembra funzionare con estrema facilità e naturalezza. Eppure…
Il giorno dopo l’incantesimo è svanito: le dita sembrano di legno, il ritmo vacilla, i brani che normalmente suoni bene, i tuoi cavalli di battaglia, a un tratto sembrano difficilissimi e a metà strada ti blocchi per un vuoto di memoria…
Sappi che quest’oscillazione nella qualità delle tue performance è un fatto del tutto naturale. Il nostro stato psicofisico cambia continuamente, sollecitato da eventi esterni e interni.
Se però vuoi rendere al massimo durante le tue sessioni di studio e nelle tue performance, hai bisogno di stabilizzare il più possibile il tuo assetto miglioree devi imparare a riprodurlo ogni volta che lo desideri.
Ricordi la tua prima lezione di chitarra? La prima cosa che hai imparato è come imbracciare lo strumento, qual è la posizione corretta del corpo, delle mani.
Bene, devi ripartire da lì!
Non ti stupire, più andrai avanti nel tuo percorso artistico più dovrai dare importanza ai fondamenti, come il suono, l’intonazione, il beat.
L’albero per innalzarsi verso il cielo ha bisogno di spingere in profondità le sue radici.
Image: Sura Nualpradid / FreeDigitalPhotos.net
Se vuoi riprodurre lo “stato di grazia” delle tue performance migliori quando vuoi tu, devi approfondire e sviluppare il concetto di “impostazione” e ampliarlo così da includere qualsiasi fattore esterno o interno che possa migliorare la qualità della tua esecuzione.
Questa volta però non ci sarà un insegnante a dirti cosa fare, perché questo tipo di “impostazione” è completamente soggettiva. Dovrai fare tesoro della tua esperienza e imparare da essa.
Ecco come fare:
1) Ricorda un’occasione in cui hai suonato al massimo delle tue possibilità, quella volta in cui ti sei sentito in quel magico “stato di grazia”.
In quella occasione fattori sia esterni sia interni hanno raggiunto quell’equilibrioparticolare che ti ha permesso di esprimere il massimo del tuo potenziale.
Quell’occasione, e le prossime venture, sono importantissime risorse da cui ricavare preziose informazioni.
2) Ricostruisci nella tua memoria quella situazione, soffermati a visualizzareogni minimo dettaglio. Ogni particolare può essere determinante per costruire la tua impostazione ottimale.
Soffermati sia su aspetti esterni sia interni:
Che chitarra usavi?
Che amplificatore usavi?
Usavi qualche effetto? Quale?
Che tipo di corde?
Le corde erano nuove? Quanto tempo prima le avevi montate?
Quale tipo di plettro?
Eri seduto o in piedi?
Se eri seduto, che tipo di sedia era, quanto era alta?
Come eri vestito? (a proposito, chissà perché Pat Metheny ha sempre una maglietta a righe, i jeans e le scarpe da ginnastica?)
Che brani suonavi?
Eri da solo o con altri musicisti?
Che tipo di formazione era?
Che ora era?
Avevi mangiato?
Cosa avevi mangiato?
Avevi bevuto? (sappi che se avevi bevuto alcolici e hai suonato bene è stato nonostante e non grazie a quello!)
Leggevi la musica o suonavi a memoria?
Se eri con altri musicisti, come eravate disposti sul palco?
Chi c’era ad ascoltarti?
Che tipo di relazione hai instaurato con il pubblico?
Puoi descrivere le sensazioni che hai provato?
Dove dirigevi il tuo sguardo?
Com’era il tuo respiro?
Ti sei riscaldato prima di suonare?
Ecc.
3) Utilizza le risposte a queste domande per stilare una preziosa lista di “ingredienti” che potrai facilmente riprodurre nelle tue prossime performance e nelle tue sessioni di studio.
Ad esempio potresti scoprire di dare il massimo quando:
Suoni seduto
Su uno sgabello alto
Con la chitarra classica amplificata
Con le corde cambiate da una settimana
Con un plettro morbido
Con un riverbero
Con una t-shirt a righe J
Con quel batterista, alla tua destra.
Dopo una cena leggera in compagnia
Con quelle scarpe da ginnastica.
Ecc.
Alcuni di questi ingredienti possono facilmente essere integrati nella tua personale impostazione. Ad esempio tutti quelli che riguardano la tua strumentazione e gli aspetti posturali.
Altri elementi potrebbero essere più legati a quella particolare circostanza, ad esempio il luogo stesso in cui ti trovavi, la presenza del pubblico o l’interazione di quel particolare musicista ecc.
In questo caso, ricordando quella particolare occasione, visualizzandola nel modo più vivido possibile potrai rievocarne le sensazioni e trarre ispirazione ed energia da quel momento vissuto. Potrai entrare in quello stesso stato psicofisico grazie alla semplice sollecitazione emotiva fornita dal ricordo, ogni volta che vorrai.
Dovrai rievocare quel ricordo molte volte, coinvolgendo tutti i cinque sensi.
Fino a quando l’accesso a quel ricordo non ti risulta facile e rapido.
Potrai “ancorare” quel ricordo, usando un piccolo gesto come suggerisce Michael Colgrass nel suo libro “L’eccellenza della performance”.
Se questo procedimento ti risultasse difficile da approfondire da solo, un bravo maestro può aiutarti enormemente nel migliorare la tua impostazione.
Continua…
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