Eddie Lang: la chitarra che aprì la strada

C’è una voce che viene da lontano, dai solchi consunti dei 78 giri, dalle sale fumose dei teatri degli anni Venti. Una voce che non canta, ma vibra tra le corde di una chitarra acustica. Una voce che ha il nome di Eddie Lang.

Quando si racconta la storia della chitarra jazz, si inizia sempre da lui. Ma Eddie Lang non è solo un punto di partenza: è la radice, il seme da cui tutto è germogliato. Nato Salvatore Massaro nel 1902 a Philadelphia da una famiglia di immigrati italiani, Lang era figlio di un liutaio e, sin da piccolo, respirava il profumo del legno e della colla, il suono degli strumenti in costruzione. Studiò violino, ma fu la chitarra a catturare la sua anima.

Le origini: l’inizio di un linguaggio

Negli anni in cui la chitarra era ancora relegata al ruolo di accompagnamento, Lang ne fece uno strumento solista, capace di dialogare alla pari con i fiati e il pianoforte. Collaborò con i più grandi dell’epoca: Bix Beiderbecke, Frankie Trumbauer, Paul Whiteman. Ma fu soprattutto al fianco del suo amico Joe Venuti, violinista geniale e fratello d’arte perfetto, che Eddie Lang trovò la sua forma più pura.

Insieme crearono un duo che – per la prima volta nella storia del jazz – mostrò come archi e corde potessero intrecciarsi in un contrappunto vivace, ironico, profondamente musicale. Nei loro brani c’è il gusto del gioco e della sfida, ma anche una tecnica sopraffina che non ostenta mai.

Il suono: nitido, scolpito, inconfondibile

Lang suonava una Gibson L-4, strumento acustico con cassa armonica generosa, e la sua tecnica era limpida, misurata, pensata. Nessuna nota era di troppo, nessun abbellimento fine a sé stesso. Il suo tocco era deciso ma elegante, asciutto ma pieno. In un’epoca senza amplificatori, riusciva comunque a farsi sentire, a emergere nel tessuto orchestrale.

La sua voce musicale è fatta di linee melodiche cantabili, arpeggi cristallini, accompagnamenti raffinati. Lang è stato il primo a immaginare la chitarra jazz come uno strumento completo, capace di tenere il tempo, costruire armonie e incidere melodie.

Collaborazioni e identità nascosta

Oltre che con Venuti, Lang suonò con artisti del calibro di Bing Crosby – che lo considerava il suo chitarrista preferito – e incise con pseudonimi come Blind Willie Dunn, in duo con Lonnie Johnson, chitarrista afroamericano. Una scelta coraggiosa in un periodo segnato dalla segregazione razziale: Lang scelse di nascondere la propria identità per poter suonare liberamente con musicisti neri.

Il suo spirito musicale era già quello della grande tradizione jazz: aperto, curioso, senza confini. Non è un caso che Django Reinhardt abbia considerato Lang un punto di riferimento. E non è un caso che Charlie Christian, il grande innovatore dell’elettrica, lo citasse tra i suoi modelli.

Una fiamma che si spegne presto

La vita di Eddie Lang fu breve: morì a soli 30 anni, nel 1933, a causa di complicazioni legate a un’operazione alle tonsille. La sua morte fu un trauma per il mondo musicale dell’epoca. Ma la sua influenza continuò a riverberarsi, e continua ancora oggi.

Lang non lasciò metodi didattici o trattati teorici, ma ogni sua registrazione è una lezione di stile, di intenzione, di ascolto. La sua eredità è nei dischi, nei cuori dei chitarristi, in quel modo di suonare che unisce precisione e poesia.

Perché ascoltarlo oggi

Ascoltare Eddie Lang oggi significa tornare all’origine, ma senza nostalgia. Significa scoprire la forza della semplicità, il potere dell’acustico, la verità di una musica che non ha bisogno di effetti per essere intensa.

Lang ci ricorda che tutto può nascere da una chitarra e due mani. E che il jazz, prima di essere genere, è linguaggio umano.


Video consigliati

“Singin’ the Blues” – Bix Beiderbecke & Eddie Lang

Una delle registrazioni più iconiche della storia del jazz, con la chitarra di Lang che scolpisce ogni battuta.

“Goin’ Places” – Joe Venuti & Eddie Lang (1927)

Duo brillante e giocoso, perfetta intesa tra chitarra e violino.

“Blue Guitars” – Lonnie Johnson & Eddie Lang (as Blind Willie Dunn)

Un incontro storico tra jazz bianco e blues nero, pieno di grazia e rispetto reciproco.

 “April Kisses” – Eddie Lang (1927, audio originale)

Registrazione storica del 1927, esempio perfetto della sua sensibilità musicale.


   Discografia essenziale

  • Stringing the Blues (1926) – con Joe Venuti. Swing pionieristico, dialoghi vivaci e ironici tra chitarra e violino.
  • Blue Guitars (1929) – con Lonnie Johnson. Incontro storico tra jazz e blues, raffinato e intenso.
  • Eddie Lang and Joe Venuti All Stars (raccolta postuma). Antologia essenziale per comprendere la versatilità di Lang.

 

Grandi Chitarristi Jazz

A cura di Manuel Consigli per La Via della Chitarra Jazz