Kenny Burrell

C’è un tipo di eleganza che non ha bisogno di mostrarsi. Vive nel gesto misurato, nella nota tenuta più a lungo del previsto, in una pennellata di blu in mezzo a mille sfumature di nero. Kenny Burrell suonava così: come chi sa che il jazz non si urla, si sussurra.

Nato a Detroit nel 1931, in una città dove il blues non era un genere ma una condizione dell’anima, Burrell ha respirato musica sin da ragazzo. Cresciuto in una famiglia afroamericana colta e sensibile, si forma tra concerti, dischi e studio classico. Da giovane condivide il palco con il mitico Dizzy Gillespie. Ma il primo vero scatto arriva nel 1956 con Introducing Kenny Burrell – un titolo che è già un programma.

La sua chitarra è scura, vellutata, lirica. Suona con le dita o con un plettro leggerissimo. La sua voce musicale è un filo diretto con il blues, ma filtrato da una compostezza bachiana. In ogni brano, da Chitlins Con Carne a Midnight Blue, quell’anima si sente: profonda, autentica.

Strumentazione? La Gibson Super 400 è stata per decenni la sua compagna più fedele. Nessun effetto, nessun trucco: solo legno, corde e cuore. Burrell cercava la bellezza nel timbro puro, nella dinamica naturale, nella voce della chitarra archtop non amplificata oltre il necessario.

La sua carriera lo ha visto suonare con tutti: John Coltrane, Billie Holiday, Jimmy Smith, Stanley Turrentine, Benny Goodman, Dizzy Gillespie. Ma è nei suoi dischi in solo e nei duo intimi che troviamo il suo mondo interiore. Guitar Forms con arrangiamenti di Gil Evans è una sinfonia per sei corde e orchestra. Midnight Blue è un manifesto: elegante, malinconico, viscerale. E in Blues – The Common Ground esplora un incontro raffinato fra jazz, soul e orchestrazione.

Oltre al palco, Burrell è stato un maestro. Professore alla UCLA, ha creato uno dei primi corsi universitari dedicati alla storia del jazz afroamericano. I suoi allievi lo ricordano per la dedizione, la gentilezza, l’idea che insegnare jazz fosse insegnare dignità, identità, cultura. “La musica è una preghiera”, diceva spesso.

Oggi, ascoltare Kenny Burrell è come aprire una finestra sulla sera: tutto si calma, tutto si fa più vero. In un’epoca di velocità e rumore, la sua voce ci ricorda che il silenzio tra le note è sacro. E che il jazz, prima di essere virtuosismo, è profondità.

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Kenny Burrell – Midnight Blue (Live at The Village Vanguard)

Kenny Burrell – Chitlins Con Carne (Live)

Kenny Burrell – God Bless the Child (Live at the Downtown Room)

📀 Discografia essenziale

  • Midnight Blue (1963, Blue Note) – Il suo capolavoro blues-jazz, iconico, lirico, immenso.
  • Guitar Forms (1965, Verve) – Con Gil Evans – orchestrazioni impressioniste e raffinate.
  • All Night Long (1956, Prestige) – Con Donald Byrd e Hank Mobley – bop energico e rotondo.
  • Blues – The Common Ground (1967, Verve) – Un incontro affascinante tra jazz e soul orchestrale.
  • Tenderly: Solo Guitar (2001) – Burrell da solo, in punta di dita. Un sussurro d’oro.

A cura di Manuel Consigli
per La Via della Chitarra Jazz